“Se il giovane rampollo di una famiglia mafiosa, di una ‘ndrina, magari di un paese vicino a Cornaredo, che da circa mezzo secolo è abituata a comandare con la prepotenza, a ottenere consenso con la prevaricazione, a proporre con l’imposizione, decide di frequentare un gruppo di amici non mafiosi, o si innamora di una ragazza non affiliata alla picciotteria, secondo voi tutto resta come prima?” Da qui è partito il racconto di storie d’amore e di amicizia impossibili vissute da ragazze e ragazzi nella serata ‘Depistaggi possibili e amori impossibili’ che si è tenuta a Cornaredo mercoledì 10 novembre, dove è proseguito il percorso dedicato alla legalità e al tema #Resilienza Non Cadere nell’Indifferenza organizzato dal Comune di Cornaredo, con le ragazze e i ragazzi della Consulta Giovani, del Consiglio Comunale dei Ragazzi e delle Ragazze, del Centro Giovanile e da Koinè cooperativa sociale.
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Ragazze e ragazzi, attraverso i testi scritti e letti sul palco, hanno provato a trasmettere al pubblico che ha affollato l’Auditorium la dimensione di quei giovani che la mafia l’hanno vissuta negli anni dei sequestri, dello spaccio, dell’edilizia abusiva, anni in cui anche le istituzioni erano assenti o conniventi, tanto da costringere i cittadini a subire passivamente oppure a far buon viso a cattivo gioco.
“Ma cosa c’entra un depistaggio con l’amicizia e con l’amore? Noi crediamo che in quei posti dove la storia della comunità locale viene scritta facendo riferimento a fonti inattendibili, l’amicizia e l’amore finiscono per subire gli stessi oltraggi che subisce la verità. Proveremo insieme a scoprire e capire perché è coraggioso colui che in nome di un sogno, di uno spiccato senso del dovere, non si tira indietro, nemmeno di fronte alle minacce di un boss, il quale non fa spiccare ordini di cattura, non istruisce processi, ordina omicidi” hanno raccontato i ragazzi dal palco.
Alla serata ha partecipato Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, magistrato anti mafia ucciso con la sua scorta nel 1992.
Salvatore ha voluto ricordare a tutti che Paolo Borsellino, poco prima di essere ucciso, era solito dire: ‘Io sono ottimista’, perché vedeva che tra i giovani, siciliani e non, stava nascendo un’attenzione diversa rispetto a quella colpevole indifferenza che anche lui mantenne fino all’età di 40 anni, quando passò ad occuparsi di mafia su richiesta del giudice Caponnetto’. Ed ha aggiunto: «Il coraggio non basta, serve l’amore».
Presente anche Stefano Mormile, che ha ricordato come il fratello Umberto, educatore che lavorava nel carcere di Opera, sia stato ucciso in un agguato nel 1990 e come attraverso la delegittimazione e i depistaggi si sia voluta nascondere la vera ragione della sua morte, nascondere i legami tra i boss rinchiusi in carcere e i servizi segreti. Lo stesso meccanismo di depistaggio, denuncia Mormile messo in campo nei confronti di altri oppositori alla mafia: Peppino Impastato, la cui vicenda è ben raccontata nel film ‘I cento passi’ ma anche Attilio Manca, il medico ucciso nel 2004 perché, costretto ad operato il boss Bernardo Provenzano’, aveva visto troppo..
Da remoto è intervenuto anche il giornalista e scrittore Paolo Borrometi uomo di vera informazione, che da anni vive in stato di semi-libertà, “colpevole” del reato di cercare scomode e indicibili verità e che ha ricordato come il suo lavoro sia finalizzato a difendere la libertà nel senso più vero del termine. Ha chiuso gli interventi David Gentili, presidente della commissione antimafia del Comune di Milano dal 2012 al 2021, che ha ricordato come ‘dobbiamo credere nel cambiamento, grazie all’amore per la verità di cui abbiamo avuto testimonianza oggi’.
Le ragazze e i ragazzi di Cornaredo, con il supporto del Comune e il lavoro degli educatori di Koinè cooperativa sociale, approfondiscono da tempo il tema della legalità e della lotta alla mafia attraverso eventi, serate, incontri speciali con testimoni anti-mafia. Il loro impegno è visibile nel muro della legalità in via dei Mille. “La mafia uccide, il silenzio pure” – “Se si insegnasse la bellezza alla gente la si fornirebbe di un’arma contro l’omertà” – citazione di Peppino Impastato, sono tra le frasi che arricchiscono i murales realizzati nel 2018 sui muri esterni dell’Ufficio Tecnico di Cornaredo, oltre alla riproduzione dei volti di Don Puglisi, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Peppino Impastato scelti per quanto hanno fatto nella loro vita per contrastare la mafia.
Da luglio 2020 il muro ha quattro nuovi volti: Nino Agostino, agente di polizia ucciso 31 anni fa, che ancora attende giustizia, Ida Castelluccio, sua moglie, Umberto Mormile, educatore nel carcere di Opera ucciso in un agguato mafioso l’11 aprile del 1990 e Armida Miserere una delle prime donne alla guida di alcuni istituti di pena italiani.
Prima ancora, il 13 febbraio 2020, l’auditorium comunale si era riempito di pubblico per ascoltare Salvatore Borsellino, Vincenzo Agostino padre dell’agente Nino e i ragazzi di OUR VOICE che hanno cantato testi in linea con il tema della serata e naturalmente i ragazze e le ragazzi che sono stati protagonisti di un viaggio tra legalità, giustizia e voglia di verità, in occasione della serata organizzata dal Comune di Cornaredo e da Koinè cooperativa sociale, dal titolo ‘Da Cornaredo a Palermo – #resilienza non cadere nell’indifferenza’, sostenuta da ANCI e Regione Lombardia con il bando “La Lombardia è dei giovani”.
La serata del 10 novembre è stata, dunque, una nuova tappa di questo lungo percorso.