Si sono concluse l’11 luglio le settimane di campus ecologico del Parco del Lura, la proposta estiva, dedicata a ragazze e ragazzi dai 13 ai 17 anni, che prevede attività di volontariato e di educazione ambientale. Il Campus ecologico, avviato nel 2007 in collaborazione con il Comune di Saronno e Informagiovani, è arrivato quest’anno alla diciottesima edizione ed è organizzato dal Parco del Lura e dalle Amministrazioni comunali di Bregnano, Cermenate, Garbagnate Milanese e Saronno.
Nelle 4 settimane organizzate quest’anno, hanno preso parte all’attività 67 ragazzi e ragazze nei Comuni di Saronno, Bregnano, Cermenate e Garbagnate Milanese.
I gruppi sono stati coinvolti in lavori di sistemazione nel Parco e negli spazi comunali. Le aree principali di intervento, dove i partecipanti si sono dedicati alla manutenzione delle piste ciclabili e degli arredi in legno ed alla raccolta dei rifiuti, sono state: il parco urbano di Saronno, il parco di via Europa a Caronno Pertusella, il Roccolo e il corridoio ecologico di Cermenate. I lavori hanno anche riguardato anche alcuni spazi comunali, come gli orti urbani e il centro diurno integrato di Garbagnate e il parco Aquilone di Saronno.
Durante le settimane, i ragazzi e le ragazze, guidati dai nostri educatori ambientali, si sono spostati in bicicletta nei vari luoghi “di lavoro” individuati ed hanno partecipato anche ad attività di educazione ambientale, come orienteering e giochi di conoscenza del Parco, e momenti di “citizen science”.
A fronte delle attività svolte, e per valorizzare l’impegno messo in campo dai partecipanti, al termine delle diverse settimane le Amministrazioni comunali coinvolte hanno donato ai ragazzi e alle ragazze un buono spendibile in alcuni esercizi commerciali del territorio.
L’esperienza vissuta durante il Campus ha avuto l’obiettivo di far aumentare la sensibilità riguardo al bene pubblico ed accrescere il senso di responsabilità nei partecipanti.
Leggi le riflessioni di alcuni nostri educatori:
Occasione di apprendimento
I campus ecologici, rivolti a ragazze e ragazzi dai 14 ai 17 anni, sono brevi campus estivi, ma intensi.
Rappresentano un’esperienza arricchente per la condizione esistenziale della persona, in quanto pienamente educativa. Gli/le adolescenti, infatti, hanno l’occasione di sperimentare l’apprendimento esperienziale, in un’epoca in cui l’unico apprendimento considerato tale è quello legato all’acquisizione di conoscenze, quindi ad un accumulo di informazioni, perlopiù spesso frammentate.
Invece, il termine “apprendimento” andrebbe inteso nella sua accezione etimologica, che rinvia anche all’idea di «prendere per mezzo dello spirito». Come dice F. Santamaria, “Afferrare attraverso lo spirito […] attiene all’evoluzione del corpo, della mente, alla modifica dell’interazione con se stessi, con gli altri, con l’ambiente. Cambia il modo con cui i ragazzi ragionano, si modifica il loro schema corporale, si arricchiscono le loro abilità sociali (asse di sviluppo psicomotorio), si modifica il linguaggio (asse linguistico), crescono le esigenze sul piano sentimentale e affettivo (asse psicoaffettivo), si sviluppa il pensiero ipotetico deduttivo (asse cognitivo). Tutto ciò va collocato in una prospettiva di sviluppo, rispetto alla quale il linguaggio delle cose concrete rappresenta uno strumento insostituibile […].”1
Per quanto l’esperienza di campus abbia una durata limitata nel tempo (una settimana), rientra appieno nel cosiddetto “linguaggio delle cose concrete”, perché è un trampolino di lancio verso cambiamenti significativi e, magari, duraturi. Le ragazze e i ragazzi hanno la possibilità di sviluppare nuove interazioni, spronati anche dal fatto di dover fare qualcosa di pratico, che diventa un canale facilitatore di socializzazione. Ad esempio, pone ragazze e ragazzi nelle condizioni di comunicare, per spiegarsi a vicenda i lavori da svolgere e dividersi i compiti.
In tal senso, il campus diventa momento utile anche per la peer education, in quanto chi ha già vissuto l’esperienza l’anno precedente può cimentarsi a trasmettere conoscenze e competenze all’interno del gruppo dei pari.
I lavori di pubblica utilità, oltre a sviluppare il senso civico, favoriscono la collaborazione tra i membri. Ad esempio, può capitare che mentre un/a ragazzo/a tiene aperto il sacco dell’immondizia, l’altro/a inserisca all’interno la spazzatura con le apposite pinze o i guanti. Grazie al campus ecologico, inoltre, gli/le adolescenti possono percepire di avere abilità che, forse, non pensavano neanche di avere. Ad esempio qualcuno può scoprire di essere molto preciso nel verniciare. Allo stesso tempo, ciascuno si scontra con i propri limiti e, anche attraverso il supporto degli educatori, ha l’occasione di imparare a considerarli razionalmente e accettarli. Ad esempio, un/a ragazzo/a potrebbe scoprire di essere fisicamente in fatica nello scavo di una buca, ma di essere molto preciso/a nella ricerca di rifiuti all’interno di un parco.
In effetti, le attività sono molto diversificate (raccolta di rifiuti, pedalate, scavi, verniciature, pulizia di cartelli, sistemazione di arredi, ecc.) ed è quindi più facile trovarne una che possa essere congeniale per la persona. Oltretutto, l’esperienza ecologica consente di acquisire un nuovo linguaggio, specifico del “mestiere”. Ad esempio, si impara a denominare l’impregnante per il legno. Anche l’attività motoria, dovuta ad esempio all’uso della bicicletta per gli spostamenti, giova al benessere psico-fisico, oltre alla presenza dei paesaggi naturali, che è risaputo essere fonte di benessere.
Grazie al contatto con la natura gli/le adolescenti riscoprono la connessione con la propria primordialità/naturalità che caratterizza ognuno. C’è da considerare anche il fatto che i/le ragazzi/e imparano che per guadagnarsi qualcosa di gradito, è necessario faticare, applicarsi, mettersi concretamente in gioco. Non da ultimo, i/le ragazzi/e hanno modo anche di prendersi cura dell’altro, rafforzando la propria empatia, ad esempio nel momento in cui il gruppo si ferma ad aspettare qualcuno che è rimasto indietro nel percorso in bicicletta.
Insomma, l’esperienza di campus ecologico è una fondamentale palestra a tutto tondo, dove un ruolo centrale è svolto dagli educatori, perché sono coloro che guidano, indirizzano, spronano, contengono e, in generale, forniscono le basi per l’apprendimento tramite il modeling. S. Ignazio di Antiochia dice: “Si educa molto con quel che si dice, ancor più con quel che si fa, ma molto di più con quel che si è”. Gli educatori sono modelli positivi di vita che rendono il clima sano e costruttivo, in un’ottica di dinamico e integrale sviluppo della persona.
1F. Santamaria – K. Bolelli, Il linguaggio delle cose concrete. L’educare esperienziale con adolescenti in difficoltà, le matite di animazione sociale, Torino 2021, p. 102.
(Testo di Francesca Tanzi, educatrice Koinè, area Minori e Famiglie)
Ma che cos’è un campus?
Che cos’è il campus per i partecipanti? Per qualcuno è un’occasione per fare qualcosa, per conoscere altri ragazzi, per guadagnarsi qualcosa lavorando, per dare il proprio contributo, talvolta anche solo un modo per riempire il tempo. Ma dopo? Quando il campus è finito cosa resta? Ciò che rimane è qualcosa di più: è un, seppur breve, percorso di vita, una scintilla che verrà ricordata perché unica nel suo genere ed è forse per questo che alcuni ragazzi e ragazze si ripresentano gli anni successivi.
E per noi educatori che cos’è? È una grande fatica, certamente, perché seguire un gruppo di adolescenti in fuga dalle regole di routine quotidiana non è semplice. Tuttavia, guidarli in questo percorso è un’occasione per conoscere una nuova generazione fuori dalla propria confort zone, ma anche un prezioso strumento per comprendere assieme ai ragazzi e alle ragazze che partecipano al campus, che la fatica di quelle settimane rappresenta un percorso di crescita verso una cittadinanza attiva che rappresenta la base della società civile, costituita da cittadini e cittadine consapevoli che spendere il proprio tempo per gli altri è un esperienza più grande del lavoro svolto. Certo non tutti arrivano a questa consapevolezza nell’immediato e qualcuno non ci arriva affatto. Ma chi fa questo passaggio, i ragazzi e le ragazze che raggiungono questa cognizione, terminano la propria esperienza con in tasca molto più di un semplice buono.
Per un educatore, osservare queste scintille di consapevolezza che si accendono, assistere a quel momento è, come per i ragazzi e le ragazze, più di un semplice lavoro…
(testo di Alessandro Pennati, educatore Koinè Ambiente e Cultura)