Le emozioni al centro della sfida dell’educazione all’infanzia

Fin dai primi mesi di vita delle bambine e dei bambini, le emozioni  sono protagoniste indiscusse della loro crescita. Emozioni che vanno riconosciute, comprese e ascoltate. Questo è l’approccio di Koinè, che mette al centro le emozioni come premessa per costruire un futuro di benessere per la società, che vedrà adulti, i bambini di oggi, emotivamente competenti e in grado di costruire relazioni positive e autentiche.

Il tema è stato trattato nel convegno ‘Le sfide dell’educare: sguardi e pratiche possibili nei servizi 0-6 anni’, organizzato dalla cooperativa sociale Koinè in collaborazione con il Centro di Ricerca sulle Relazioni Interculturali dell’Università Cattolica il 25 gennaio 2020, convegno che ha coinvolto in un confronto oltre 300 partecipanti tra educatori, pedagogisti, insegnanti, amministratori pubblici e privati, genitori.

Silvio Premoli, ricercatore in Pedagogia generale e sociale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, salutando gli intervenuti anche a nome del Vice Preside della facoltà che ospita i lavori, ha ricordato come la pedagogia accademica che si pratica in università ha la necessità di connettersi con chi la pratica sul campo tutti i giorni, per poter migliorare sempre di più il percorso di crescita di educatori e bambini.

Paola Radaelli, presidente di Koinè cooperativa sociale ha ricordato il percorso iniziato quasi 30 anni fa da Koinè con competenza, professionalità, formazione continua, entusiasmo, fatica e passione. Il convegno è l’occasione per guardare con occhi diversi il lavoro quotidiano della cooperativa e mettendoci in gioco, andare a casa arricchiti da nuove esperienze.

peculiarita' prima infanzia Koine'

LA PREMESSA

Sonia Auzzani, Direzione tecnica settore prima infanzia Koinè, nel primo intervento della giornata ha fatto il punto: “Il contesto socio-economico attuale, i cambiamenti e le evoluzioni del sistema di welfare, ci espongono continuamente a nuovi interrogativi dove è la capacità di essere resilienti e di rispondere alle sfide in maniera creativa che a nostro parere deve guidare la progettazione dei servizi da un punto di vista metodologico e organizzativo. Uno sguardo aperto a una costante contaminazione tra ciò che accade dentro i servizi e ciò che accade fuori. Questa contaminazione è possibile se si mantiene un costante investimento in formazione del personale, una formazione che aiuta a interrogarsi sul proprio agito educativo, che mette in discussione la quotidianità del lavoro nei servizi e che accompagna gli operatori a essere aperti al cambiamento. Guardando ai quasi trent’anni di storia di koinè è la formazione continua e la supervisione pedagogica su cui la cooperativa ha continuato a investire che ha permesso di tutelare il filo rosso che accompagna e caratterizza le modalità educative dei servizi all’infanzia. Proprio per riflettere su questo filo rosso, Koinè, nella primavera del 2019, ha intrapreso un percorso di riflessione, di dialogo e di scambio interno che ha visto partecipi educatrici, ausiliarie, cuoche, coordinatrici, responsabili pedagogiche e direzioni, con l’obiettivo di condividere e contestualizzare nella società odierna l’approccio metodologico scelto e portato avanti, in questi anni, all’interno dei servizi alla prima infanzia. Un percorso di lettura degli agiti educativi all’interno dei servizi, di consapevolezza rispetto alle scelte fatte e alle scelte future e di che valori koinè vuole tramettere nella gestione dei servizi alle famiglie e ai committenti.   I gruppi di lavoro accompagnati dalle coordinatrici e dalle responsabili pedagogiche hanno aderito con entusiasmo al percorso, mettendosi in gioco e condividendo pensieri e materiali che hanno dato vita a questo convegno e che vorremmo condividere e raccontare.

workshop con materiali intelligentiDa questo percorso sono emerse 8 peculiarità che vi leggo e che guideranno i lavori di questa giornata.

  • Sguardo autentico che accoglie. Offrirsi all’altro con uno sguardo accogliente è il primo passo per incontrarsi e intraprendere un percorso di ascolto, dialogo e crescita reciproca.
  • Dare tempo alle relazioni. Rallentare per crescere è il modo per dare tempo alle competenze di emergere, rispettando i ritmi di ogni bambino per costruire una relazione di fiducia con bambini e genitori.
  • Gesti dedicati alla cura. Attraverso pratiche di cura rispettose, dedicate e delicate il bambino fa esperienza delle sue capacità, in un rapporto con l’adulto che si alimenta di empatia e fiducia ogni giorno.
  • So-stare nelle emozioni per conoscersi. La capacità di comprendere, esprimere e regolare le emozioni in modo rispettoso per sé e per l’altro, è la premessa per costruire un futuro di benessere per la società.
  • Esperienze di stupore all’aria aperta. Stare fuori per osservare e cogliere dettagli della vita che si muove intorno, per soffermarsi con curiosità, per muoversi in libertà, per vivere esperienze di ricerca, esplorazione e apprendimento.
  • Luoghi pensati e materiali intelligenti. La ricerca laboriosa di materiali naturali, di riuso e destrutturati offre ricchezza di opportunità, possibilità di apprendimento e bellezza.
  • Osservazione e ricerca: radici e ali dell’educare. Formarsi per formare. Un percorso alchemico e circolare di ricerca.
  • Nel territorio per lo sviluppo di una comunità educante i servizi alla prima infanzia sono espressione e parte del territorio. Il dialogo e il confronto con le famiglie e le realtà formali e informali sono il punto di partenza intorno al quale promuovere lo sviluppo di reti di coesione comunitaria favorendo il protagonismo e la responsabilizzazioen dei cittadini di oggi e di domani, dentro e fuori i servizi

Nel nostro piccolo cerchiamo di dare un contributo al raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo Sostenibile SDGs previsti dell’Agenda 2030 dell’ONU promuovendo una cultura dell’infanzia in cui il bambino sia portatore e costruttore di diritti e protagonista attivo del suo percorso di crescita. Oggi siamo qui grazie alla collaborazione iniziata con la partecipazione al corso di alta formazione “Supervisione pedagogica: culture educative, competenze complesse, ricerca della bellezza” promosso dal Centro di ricerca sulle relazioni interculturali, Università Cattolica delle responsabili pedagogiche di Koinè. Questa collaborazione si è allargata iniziando insieme un lavoro di ulteriore approfondimento sul tema delle peculiarità che caratterizzano in lavoro di Koinè nell’area della prima infanzia ma che si allargherà al settore minori e famiglia e educazione ambientale per poi arrivare a una sintesi che rappresenti tutta la cooperativa”.

COSA SIGNIFICA OCCUPARSI DI EMOZIONI?

La domanda principale che si è posto il convegno è stata ‘Cosa significa occuparsi di emozioni nei contesti educativi rivolti ai bambini da 0 a 6 anni? ‘ Ha posto le basi per una risposta Alessia Agliati, psicologa, dottore di ricerca in psicologia della comunicazione e dei processi linguistici, docente di pedagogia interculturale presso il dipartimento di psicologia per la formazione Riccardo Massa, Università di Milano Bicocca ‘L’abilità di riconoscere, denominare, comprendere e regolare le emozioni concorra più di altre competenze al benessere e alla salute mentale degli individui. Queste abilità si apprendono, si sviluppano e si affinano lungo tutto il corso della vita, a partire dai primi mesi, attraverso la relazione con adulti significativi di riferimento. Da diversi anni, la ricerca scientifica ha evidenziato come, accanto ai genitori, gli educatori al nido giochino un ruolo importante nella crescita emotiva dei piccoli e come, pertanto, anche loro condividano responsabilità importanti nel benessere dei bambini. Costruire Nidi che promuovono benessere a partire dall’educazione emotiva significa ammettere che “prendersi cura delle emozioni dei bambini” significa innanzitutto “prendersi cura delle emozioni degli adulti che li educano”. 

agliatiLa cooperativa Koinè ha accolto questi principi psicologici come linee guida della propria mission e come filo conduttore del proprio agire educativo. Diverse azioni ne sono prova: la partecipazione ad un ampio progetto di ricerca in collaborazione con il laboratorio di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione (Lab-PSE) dell’Università Bicocca sul ruolo dell’educatore nella socializzazione emotiva dei bambini, un intenso investimento nella formazione sugli stessi temi per tutti gli operatori dei Nidi, la revisione del progetto pedagogico e delle proposte educative alla luce di una maggiore centratura sulle emozioni, una continua supervisione del coordinamento pedagogico per una coerente traduzione di questa prospettiva nella quotidiana pratica educativa.

Questo “movimento sulle emozioni” ha già provocato diversi cambiamenti concreti e osservabili nei servizi, tra cui l’introduzione della conversazione emotiva con i bambini a partire da libri illustrati, la revisione delle pratiche di ambientamento, la ridefinizione delle modalità di conduzione delle assemblee con i genitori all’inizio dell’anno, una diffusione di termini che stanno contaminando il vocabolario del personale tra cui “comportamento pro-sociale, empatia, riconoscimento, regolazione delle emozioni” ecc. ‘

La mattinata è proseguita con l’intervento di Emanuela Cocever pedagogista e Lucia Zucchi pedagogista cooperativa Cadiai Bologna che nel loro intervento hanno sottolineato “Cura e relazione non sono la stessa cosa, né la seconda comprende la prima tout court. Sono entrambe necessarie allo stabilirsi di un rapporto empatico, tanto nella vita familiare quanto nel lavoro educativo. Riflettere sulla somiglianza – differenza fra quello che fa una mamma e quello che fa un’educatrice nei confronti di un bambino aiuta a vedere la somiglianza e la differenza e l’importanza di entrambe: una mamma cura il suo bambino perché gli vuole bene, una educatrice vuole bene a un bambino perché lo cura. Per un professionista dell’educazione, la cura costruisce la relazione. All’interno di un servizio per bambini 0 – 6 (ma non solo), sono l’attenzione ai segnali, il gesto del toccare con la giusta tonicità e al momento opportuno, il rispetto del ritmo, la domanda e l’attesa della risposta, l’osservazione dei gusti e la loro soddisfazione, etc. che costruiscono un rapporto affettivo non in balia degli stati d’animo e/o delle contingenze istituzionali del momento. Se, nello scambio, non esiste una pratica frutto di riflessione, non improvvisata, la relazione è esposta a tutti gli imprevisti.”

Emilio Bertoncini, agronomo, formatore e guida ambientale è poi intervenuto sul tema dell’educazione all’aperto “La andare oltre la sogliasoglia è un limite, spesso demarcato da elementi architettonici, che separa due spazi e, in particolare, il dentro e il fuori dei servizi educativi. Le nostre consuetudini la fanno identificare come elemento oltre il quale si accede al fuori, oggi sempre più spesso teatro di quelle azioni che chiamiamo outdoor education. È lì che possiamo andare in cerca di meraviglie e stupore, senza dimenticare che al nostro rientro anche il dentro non sarà più la stessa cosa.
Prima di uscire, però, ci conviene sostare sulla soglia, usandola come punto privilegiato di osservazione. È da lì che si possono cogliere vantaggi e svantaggi, punti di forza e debolezze, opportunità e minacce dello stare nei due spazi che essa delimita. Possiamo, inoltre, usare il nostro sguardo per porre l’attenzione sulle attività che di solito svolgiamo in via esclusiva in uno degli spazi in questione per chiederci se non possano semplicemente essere svolte in entrambi, superando la soglia psicologica dovuta alle nostre abitudini o timori.

Per esempio, è possibile leggere o fare musica fuori anziché dentro? Oppure ascoltare la pioggia stando in stanza? Quando saremo pronti per uscire con una nostra valigia degli attrezzi pedagogici, potremo chiederci quanti fuori esistono e quali sono i modi per frequentarli. Ci sono il nostro cortile o giardino, ma anche loro hanno una soglia che li separa del territorio che ci circonda e nel quale potremmo uscire. Ci sono, poi, territori “lontani” raggiungibili solo adottando specifiche strategie e cercando collaborazioni, come quelle delle famiglie o di altri soggetti.

Prima di uscire possiamo dedicare un tempo ad alcune domande. Cosa andiamo a fare fuori? Quali sono le scoperte possibili? Quali sono le opportunità che possiamo offrire ai bambini e al nostro agire educativo? Ancora, cosa possiamo portare dentro dal fuori e come possiamo creare connessioni tra i vari dentro e i vari fuori? Quali imprevedibilità potrebbero arricchire la nostra esperienza e come accoglierle? A quali meraviglie possiamo concedere lo stupore nostro e dei bambini?”.

Scopri di più sugli orti negli asili nido

I WORKSHOP

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Nel pomeriggio i lavori sono ripresi con 8 workshop esperienziali su 5 temi diversi, nei quali è stato previsto un coinvolgimento attivo da parte dei partecipanti, che hanno potuto confrontarsi e sperimentare attività e pratiche sui seguenti temi:

  • ESPERIENZE DI STUPORE ALL’ARIA APERTA, a cura di Emilio Bertoncini, agronomo, formatore e guida ambientale e Silvia Mozzi, responsabile pedagogica Koinè;
  • SO-STARE NELLE EMOZIONI PER CONOSCERSI a cura di Silvia Tosi, psicologa, psicoterapeuta, Istituto di Gestalt HCC Italy, Sara Chinnici, responsabile pedagogica Koinè, Roberta La Rosa, psicoterapeuta, Istituto di Gestalt HCC Italy;
  • GESTI DEDICATI DELLA CURA a cura di Lucia Zucchi, pedagogista cooperativa Cadiai Bologna, Federica Pirovano, responsabile pedagogica Koinè;
  • LUOGHI PENSATI E MATERIALI INTELLIGENTI a cura di Barbara Scaccabarozzi, coordinatrice Koinè e Sara Bittollo, responsabile pedagogica Koinè;
  • LIBRI E LETTURA: VEICOLI DI EMOZIONI a cura di Sonia Basilico, lettrice per bambini e cantastorie, appassionata di letteratura per l’infanzia.

LA COMUNITA’ EDUCANTE

Il tema della comunità educante è stato al centro della tavola rotonda moderata da Silvio Premoli che ha ricordato il punto di partenza che ci guida ogni volta che si parla di infanzia, ovvero la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Giacomo Biffi Vice Sindaco e Assessore ai Servizi Sociali e Pubblica Istruzione del Comune di Cavenago di Brianza, dove Koiné gestisce un asilo nido, un gruppo gioco e uno spazio di socializzazione, ha sottolineato, nel suo intervento, come l’asilo nido sia spesso il primo punto di contatto tra le famiglie e i servizi comunali del territorio e come sia quindi importante, che tale servizio sia ben gestito e sappia accogliere le famiglie nel modo migliore. Hanno dato il proprio personale contributo al dibattito anche due famiglie che frequentano asili nido gestiti da Koinè (a Milano e a Vimodrone), che hanno testimoniato come ‘nostro figlio all’asilo è valorizzato per quello che è e ne è contento tanto che vuole andare all’asilo anche il sabato’. E’ inoltre giudicata un’esperienza ‘eccellente’ per il ruolo importante delle educatrici, delle coordinatrici, delle pedagogiste, delle ausiliarie che, grazie alla comunicazione continua con le famiglie, dimostrano grande disponibilità e accoglienza, come ha sottolineato una mamma intervenuta.

Sul tema della comunità educante Koinè coordina il progetto Passi piccoli sostenuto dall’impresa sociale Con i bambini grazie al Fondo per il contrasto alla povertà educativa.

CONCLUSIONE TEATRALE

I lavori della giornata si sono conclusi con una conclusione in chiave teatrale, condotta da Lara Gasparini: ‘Narrarsi giocando’.
Si è partiti dallo sguardo, tema centrale del convegno stesso. Uno sguardo innanzitutto su di sé, sul proprio sentire e sul proprio essere, per connettere le persone senza usare le parole. Grazie a dei piccoli giochi da eseguire da soli e in coppie, guidati da un video, i partecipanti al convegno si sono raccontati, sperimentando e riconoscendo emozioni, ruoli, relazioni e pensieri, concludendo la giornata con un liberatorio lancio di aeroplanini di carta che racchiudevano frasi e disegni che hanno sintetizzato le emozioni e i pensieri legati alla giornata.

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