In un periodo così particolare le ragazze e i ragazzi del Centro per il protagonismo giovanile di Cornaredo, della Consulta e il Consiglio Comunale dei ragazzi hanno lavorato sul tema della Giornata della Memoria del 27 gennaio, a distanza ma senza far mancare la loro voce. Questo testo è pubblicato anche sul sito del Comune di Cornaredo.
Non è stato per niente facile quest’anno. Già, non è facile parlare di argomenti così drammatici: “La Giornata della Memoria” evoca la cattiveria inumana, la sopraffazione, l’annichilimento, senza nessuna censura sociale, umana, di solidarietà tra i popoli, a fare da freno. Tutto si è sviluppato tra superficialità e connivenza politica. Sia chiaro ci sono stati eroi di solidarietà, persone, in tutto il mondo, che si sono messe in gioco con la loro stessa vita per salvare altri esseri umani dalla deportazione. Viene strano poter credere al fatto che solo mentre gli alleati avanzavano ci si accorgesse di quanto Hitler stesse facendo, nonostante lo avesse già esplicitato nel suo libro, nonostante esistessero i ghetti nei confronti degli ebrei o fossero già cominciate le parziali, ma sempre più evidenti misure di negazione “degli spazi di vita”, una vera escalation nella quale possiamo annoverare le leggi razziali emanate dal governo italiano. Siamo stati spettatori? Siamo stati ignoranti? Siamo stati complici?
Con i nostri ragazzi non ci siamo potuti vedere, non abbiamo fatto come gli altri anni. Abbiamo usato i nostri contatti, le nostre relazioni, gli strumenti tecnologici per riflettere, senza poter approfondire attraverso la visione di un film, di un documentario, di un’intervista. Senza la possibilità di continuare a informarci e formarci andando oltre i soliti titoli, facendo un doveroso passo oltre l’ovvio, cercando di non fermarci al nesso causale buoni e cattivi. La voglia di dominare, l’egemonia economica, l’individuazione di un nemico da dare in pasto ai creduloni, la necessità di negarsi a quei trattati, post prima guerra mondiale, con aspetti umilianti, la passività generale di tutte le altre potenze mondiali fino all’invasione tedesca della Polonia.
Queste sono alcune delle domande sulle quali non ci siamo potuti soffermare. Un’altra situazione tipica del Centro Giovani sta nel fatto che quando si parla di certi fatti è importante vedersi, toccarsi, sentire le relazioni per non sentirsi soli. Non bisogna negarlo, fa male parlare di certe cose, certi argomenti ti mettono a diretto contatto con la morte, abbiamo paura. Per poterli affrontare, in maniera costruttiva, bisogna stare vicino, sentire l’altro nella comunicazione, prendersi cura. Questo è mancato.
Coloro che hanno deciso di condividere le loro riflessioni hanno sottolineato questi aspetti:
- Non ripetere gli errori accaduti nella storia,
- No indifferenza,
- Ricordo,
- Una parola che rappresenta il senso della memoria e del non dimenticare è sofferenza,
- Umanità,
- Rispetto.
Queste parole attualizzano lo sforzo di un mondo che per non dimenticare dovrebbe prendersi cura, senza fuggire dalle proprie responsabilità negando l’esistenza dei problemi, storici e attuali, non bisogna cercare scorciatoie.
Il mondo è un noi circolare, ci rappresenta e noi lo rappresentiamo. Per non vedere altri campi di sterminio fuori tempo massimo occorre non dimenticare, non negare, non stare dalla parte del più forte, non negare se stessi in nome di un falso immaginario “privo di prove”. E cosa bisogna fare: documentarsi, pensare che se le immagini che rappresentano certi drammatici fatti sono violente, ancor peggio deve essere andata a coloro i quali quegli stessi eventi li hanno subiti. Soprattutto, in un mondo del tutto e subito, occorre non fermarsi allo show delle commemorazioni, nelle quali la storia dura una sola giornata. Quest’anno, magari, non faremo ricorso neanche alla memoria breve in quanto la contingenza si presta alla totale cancellazione della memoria. Noi pensiamo e condividiamo, fosse solo con un gesto, con uno scambio di parole, con una chat in un gruppo.
Cancellare la memoria o il ricordo come hanno detto i nostri giovani, autentica speranza, potrebbe indurci a commettere gli stessi errori.