Avere un orizzonte per costruire un futuro: intervento a Legacoop Lombardia

Siamo intervenuti all’Assemblea di Metà Mandato di Legacoop Lombardia il 6 maggio 2025 negli spazi cooperativi del Teatro San Teodoro di Cantù (CO).

Un appuntamento importante per le cooperative associate a Legacoop Lombardia, con la partecipazione di numerosi delegati e delegate provenienti da tutta la nostra regione che hanno discusso delle opportunità del presente e sulle sfide del futuro. Un’occasione per riflettere insieme su una nuova idea di rappresentanza, costruire alleanze, stimolare progettualità comuni e visioni di filiera. Al centro dei lavori assembleari la relazione del Presidente di Legacoop Lombardia Attilio Dadda e gli interventi delle cooperative aderenti.

Nell’Anno Internazionale delle Cooperative, l’assemblea ha accolto colleghi e colleghe del movimento cooperativo internazionale. In particolare: Ariel Guarco Presidente dell’Alleanza Cooperativa Internazionale (ICA), Petar Stefanov Presidente Cooperatives Europe, Juan Antonio Pedreño Presidente Social Economy Europe.
A portare i loro saluti inoltre Paolo Franco Assessore alla Casa e Housing sociale di Regione Lombardia, Alice Galbiati Sindaca di Cantù e Simone Gamberini Presidente Legacoop Nazionale.

Guarda il video sulle attività dei primi due anni di mandato di Legacoop Lombardia:

Riportiamo l’intervento di Alessia Minuz presidente di Koinè che è intervenuta all’assemblea a nome delle cooperative del dipartimento Welfare:

 

Buongiorno a tutte e a tutti,
oggi più che mai sento il bisogno di condividere con voi un pensiero collettivo che parte da una consapevolezza semplice ma potente: la cooperazione sociale è, prima di tutto, un fatto politico.

Lo è per la sua origine, per la sua storia, ma soprattutto per quello che rappresenta oggi, in un tempo che ci chiede di prendere posizione. Non possiamo più accontentarci di essere buoni gestori di servizi. Dobbiamo tornare ad essere soggetti politici, nel senso più profondo del termine: soggetti che prendono parola, che propongono visioni, che costruiscono alleanze per il cambiamento.

In un contesto attraversato da disuguaglianze crescenti, da tensioni sociali, da una fragilità che diventa struttura — non più eccezione — la cooperazione sociale ha la responsabilità di agire. Di tenere insieme il quotidiano e il futuro. Di non cedere a una logica emergenziale che, mentre apparentemente gestisce, in realtà normalizza l’ingiustizia.

Dobbiamo saper stare in dialogo, ma fermi.
Il dialogo è fondamentale, ma la fermezza lo è altrettanto.
Fermi nei nostri valori: l’uguaglianza sostanziale, la dignità delle persone, l’accesso ai diritti, la qualità del lavoro, la giustizia sociale.
Su questi non possiamo e non dobbiamo negoziare.

E allora sì, è il momento di mettere dei paletti. Paletti chiari, pubblici, riconoscibili. Paletti che ci aiutino a distinguere ciò che è cooperazione da ciò che è adattamento passivo. Paletti che proteggano il nostro mandato, che ci permettano di non perdere il senso, anche quando le condizioni sono difficili, anche quando il contesto sembra chiedere solo sopravvivenza.

Ma fermezza non significa chiusura. Al contrario.
Oggi più che mai dobbiamo allargare le alleanze.
Non possiamo continuare a cercare solo i nostri interlocutori abituali. Serve avere il coraggio di uscire dalle abitudini, di contaminare e farci contaminare. Di entrare in dialogo con altri mondi — il profit sostenibile, i movimenti sociali, le nuove generazioni, la cultura, la scuola — perché solo così possiamo costruire qualcosa che tenga davvero insieme i pezzi della società.

Allargare le alleanze significa assumersi una responsabilità: quella di rappresentare, anche fuori da noi, il valore del bene comune. E di costruire alleanze che non siano solo opportunità di progetto, ma strade per incidere davvero, per promuovere diritti, per generare cambiamento.

La cooperazione sociale non può e non deve arretrare.
Ma non può neppure arroccarsi. Serve la capacità di stare in mezzo, nella complessità, trovando forme nuove di mediazione. Non come compromesso al ribasso, ma come costruzione collettiva di direzioni possibili.

Accanto alle alleanze, ci sono le relazioni.
Relazioni tra cooperative, tra persone, tra territori.
Dobbiamo continuare a costruirle, a curarle, a metterle al centro.
Perché è nella relazione che si genera fiducia, che si crea senso di appartenenza, che si costruisce la possibilità di fare politica insieme.

E allora, cosa vogliamo essere? Vogliamo essere semplici esecutori o vogliamo tornare ad essere soggetti che, partendo dal lavoro, dal sociale, dalla prossimità, costruiscono una visione più larga, più giusta, più umana di economia e di società?

Io credo che la risposta sia nella nostra origine, ma anche nella nostra capacità di evolverci.
Di riprendere parola. Di non essere neutrali.
Di dire con chiarezza che sì, siamo dalla parte dei diritti. Della dignità. Della giustizia. E che vogliamo esserci non solo nei servizi, ma anche nel confronto politico, nelle scelte pubbliche, nella costruzione di futuro.

Per questo dico che oggi la cooperazione deve ritrovare una postura politica perché dobbiamo tornare ad avere un orizzonte.
E a costruire, ogni giorno, un pezzo di quel futuro dal quotidiano che è il cuore del nostro mandato.

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