A Pregnana Comune e Koinè insieme per la comunità

Questa vuole essere una breve testimonianza del lavoro sinergico tra Koinè, cooperativa sociale onlus di Novate Milanese, e l’amministrazione comunale di Pregnana Milanese, comune di circa 7000 abitanti alle porte di Milano, interno al PLIS (Parco Locale di Interesse Sovracomunale) del Basso Olona.

La collaborazione inizia nel 2003, giorno dell’inaugurazione dell’asilo nido, collocato in una struttura dalla storia significativa: una villetta immersa nel verde in una zona residenziale, una casa privata sequestrata alla mafia che si trasforma in un nido, un nido che diventa casa della comunità territoriale ogni giorno.

L’Amministrazione Comunale, dopo un’indagine per raccogliere il reale bisogno del territorio, avvia uno studio di fattibilità volto a valutare la trasformazione della casa in nido e immediatamente dopo la fase progettuale si è avviata la riconversione degli spazi.
Nasce così il centro di servizi alla prima infanzia “Arca dei Bebè” dove hanno sede:

  • l’asilo nido inaugurato il 13 dicembre 2003 e dedicato ad accogliere 29 bambini dai tre mesi a tre anni;
  • lo Spazio Famiglia già attivo in un altro stabile del comune e trasferito nella nuova sede nella primavera 2004;
  • il gruppo gioco inaugurato nella primavera del 2004.

La fase di progettazione si è presentata subito come una sfida complessa. L’edificio era su due livelli e al suo interno vi erano ulteriori dislivelli con gradini: la villetta era trasformabile utilmente in Nido? Lo spazio adatto ad una famiglia sarebbe stato trasformabile in una pur piccola comunità? E il costo necessario alla trasformazione sarebbe stato giustificato?

Così racconta Margherita Salvadori, psicopedagogista consulente per l’Amministrazione Comunale del lavoro di riprogettazione e conversione dell’edificio: “Alla prima visita mi è subito sembrato uno spazio molto adatto: gli spazi contenuti, divisi chiaramente in zona giorno e in zona notte, facevano subito pensare alla facilità di orientarsi per i bambini; il portico, collegato direttamente alla cucina e al soggiorno, con il giardino costituiva una zona riparata dove giocare anche d’inverno e pranzare fuori nelle mezze stagioni; e il giardino fitto di piante e cespugli vari e colorati erano una zona ideale per giocare all’esterno. Insomma, le caratteristiche dello spazio progettato per una famiglia sembravano prestarsi molto bene a ospitare bambini molto piccoli e adulti che si occupano di loro.”

Compito principale del personale educativo nei servizi dedicati alla prima infanzia è la cura dei bambini: per prendersi cura dei bambini occorre guardarli, perché loro sentono e necessitano di uno sguardo adulto interessato alla scoperta dell’altro, ma anche in grado di contenere e rassicurare, uno sguardo che c’è e che lascia essere. Occorre inoltre osservare ciò che fanno, come si muovono, cosa ci dicono attraverso la parola, i suoni, i gesti e le espressioni del loro corpo. Essere attenti a tutto ciò non è semplice, occorre un allenamento costante alla fatica di “stare”: a volte solo a guardare, in silenzio; altre volte facendo sentire la propria presenza di adulto che limita, che cerca di spiegare, che domanda per capire meglio.

Se connotato così, il lavoro di cura ha sempre a che fare con i concetti di Dentro e Fuori: il bambino piccolo che viene guardato dall’adulto, il quale deve guardare dentro di sé, per “stare” e tentare di comprendere l’altro fuori. Questi compiti sono assai ardui per un’educatrice, ma si concretizzano spesso non solo a livello relazionale, ma anche attraverso ciò che viene offerto al bambino per crescere, conoscere ed esplorare.  Di fondamentale importanza allora diventano gli oggetti che vengono proposti al bambino, con i quali si conosce e conosce. Per aprirsi al mondo, ogni bambino afferra, tocca, sente gli oggetti con il suo corpo e si avvia un lungo processo in cui il fuori arriva dentro e il dentro si esprime fuori, trasformandolo. Nella pratica educativa quotidiana ciò si traduce osservando un bambino che, avendo a disposizione del materiale adeguato, riesce ad esprimere ciò che avviene al suo interno. La scelta di usare materiale di origine naturale, o di riciclo, che si connota come altamente destrutturato, permette al bambino di trovarsi di fronte degli oggetti che siano “vicini” a ciò che avviene in lui, in modo differente e individuale e che permettano l’espressione e la possibilità di un’esperienza di crescita, di bellezza e stupore.

E’ lecito domandarsi se la scommessa fatta dall’Amministrazione Comunale sia stata vinta: in particolare come vivono i bambini questi spazi che richiamano una casa? e il gruppo di lavoro (educatrici, cuoca e il personale ausiliario)? Questa villetta è divenuta nel tempo una “comunità”?

asilo pregnana elementi destrutturatiSe i bambini, fin dai primi momenti, si sono mossi con facilità negli ambienti interni che richiamano fortemente la casa, orientandosi con naturalezza negli spazi di gioco allestiti a loro misura e apprezzando i dislivelli naturali offerti dalla struttura, è stato più impegnativo il percorso di adattamento del gruppo di lavoro, inizialmente disorientato perché non abituato a lavorare in una struttura così particolare, con finiture e spazi interni insoliti per i servizi alla prima infanzia (marmi e gradini, finestroni senza imposte, corridoi).

Possiamo, inoltre ritenere che questa struttura sia diventata nel tempo una comunità, ben inserita nel territorio, dove il confine tra dentro e fuori al nido si supera:  ci sono infatti occasioni, dove è il paese (ad esempio le attività commerciali) che entra concretamente nella vita del nido e occasioni dove è il nido che esce sul territorio,  (ad esempio con il progetto Incontriamoci all’Arca, che prevede appuntamenti di esperienze ludico-creative nei parchi del paese per le famiglie con bambini fino ai 6 anni).

Una ulteriore ricaduta è sul piano occupazionale. Nell’asilo nido lavorano:

  • 6 educatrici,
  • 2 ausiliarie
  • 1 cuoca
  • 1 coordinatrice
  • 1 responsabile pedagogica
fontanile-pregnana

Una nuova sfida “a portar fuori”, che lega ulteriormente Koinè e l’Amministrazione comunale, è quella del CAL (il laboratorio agro ambientale nel Fontanile Serbelloni di Pregnana all’interno del Plis del Basso Olona), che, dal marzo 2016 si pone come una nuova offerta di qualità per le famiglie del territorio, puntando a divenire nel tempo un centro significativo per la comunità.

Le proposte di questo nuovo servizio hanno l’obiettivo di salvaguardare e valorizzare la qualità e la natura del paesaggio urbano, incrementando benessere e socialità, educando al rispetto dell’ambiente e delle risorse e favorendo la resilienza territoriale.

I bambini (e le loro famiglie) sono i destinatari principali per innescare il processo di avvicinamento e sensibilizzazione all’ambiente naturale, inteso come superamento del confine tra dentro e fuori: le proposte ampliano le possibilità di conoscenza di sé attraverso il contatto diretto con la natura.

(testo di Alessia Minuz coordinatrice Arca dei Bebè e CAL di Pregnana, di Koinè cooperativa sociale)

QUESTA ESPERIENZA E’ STATA PRESENTATA:

  • Fiera Fà la cosa giusta!  nel marzo 2018, nell’incontro organizzato da Legacoop Sociali
  • ‘Un bene di tutti’ incontro di Legacoop sociali a Milano il 5 marzo 2019, all’interno del Settimo Festival sui beni confiscati alle mafie organizzato a Milano

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