Giovedì 23 luglio 2020 si è conclusa la prima parte del percorso di formazione rivolto agli operatori della Cooperativa Koinè “Da casa al mondo nuovo: occuparsi di sé per prendersi cura dell’altro” e condotto da due psicologhe psicoterapeute del Centro Specialistico Astrolabio. Più che un corso, è stato un viaggio attraverso i vissuti che il periodo dell’emergenza sanitaria ha lasciato nelle persone che della relazione e del contatto hanno fatto una professione: com’è stato ripensare al proprio lavoro nelle settimane del lockdown? Quali emozioni ci hanno accompagnato? Come ci si immagina ora il rientro alla quotidianità? Quali bambin*, quali ragazz*, quali famiglie ci si aspetta alla ripresa delle attività?
Si è cercato di rispondere a queste domande attraverso brainstorming, immedesimazioni, frasi, immagini, visioni di video e discussioni: ciascun partecipante si è messo in gioco e ha regalato al gruppo pensieri, sguardi ed emozioni, una ricchezza inestimabile che rappresenta un primo passo verso una nuova consapevolezza del valore del proprio lavoro. Un passaggio importante, anche e soprattutto in un periodo storico in cui relazioni, contatto, vicinanza fisica ed emotiva hanno spesso assunto una valenza di rischio e di pericolo per sé e per gli altri.
I vissuti legati al periodo dell’emergenza sanitaria sono stati esplorati come base di partenza per risintonizzarsi con l’altro (colleghi, famiglie, bambini e ragazzi): paura, incertezza, senso di vuoto si sono potute nominare e far risuonare all’interno dei gruppi per poi trasformarsi in risorse e nuove spinte creative. In queste fasi in cui misurare la temperatura corporea è ormai prassi quotidiana, si è rivelato estremamente importante osservare il “termometro” dei propri vissuti e delle proprie sensazioni. La conoscenza approfondita di sé diventa così uno strumento prezioso per stare in equilibrio tra limiti e risorse e per incontrare, sentire e accogliere l’altro.
Si è così cercato di rielaborare il momento di crisi (dal greco krìno = scelgo, valuto, decido) per riguardare con nuovi occhi e nuovi strumenti la propria professione: ritrovare il proprio ruolo, rinominarlo, riscoprirne l’importanza: ecco un nuovo bagaglio per gli operatori che in questi mesi si stanno preparando alla ripartenza.
Ogni professione educativa, che implica pensieri e azioni formative indirizzate al benessere del soggetto, è infatti una professione di cura e il personale per poter curare deve potersi anche prendere cura di sé. In questo senso, promuovere la salute degli educatori vuol dire migliorare e/o proteggere la salute e il benessere di tutta la comunità, con ricadute che si riverberano positivamente sull’intera collettività.
Fondamentale si è rivelata la dimensione di gruppo, non solo come “contenitore” di idee, ma come quarta dimensione del sentire: il confronto, la condivisione e il rispecchiamento reciproco fungono da potente cassa di risonanza delle emozioni, uno spazio virtuale ma realmente protettivo da esplorare, per ritrovarsi. Ciascuno ha i propri “strumenti” da conoscere e mostrare e il gruppo, attraverso accordi e disaccordi, consente di riequilibrare le risorse individuali. Dalle parole di Maria Montessori, “l’associarsi porta forze nuove; stimola le energie. La natura umana ha bisogno della vita sociale, tanto per il pensiero che per l’azione”.
La dimensione virtuale in cui si sono svolti gli incontri ha avuto la funzione di spazio di transizione dall’ambiente famigliare ad un “mondo nuovo” in cui, seppur ancora tra incertezze e punti interrogativi, sperimentare nuove vicinanze emotive.
Il percorso riprenderà a settembre, nel momento della ripresa delle attività, per approfondire i vissuti e gli strumenti a disposizione: cosa si potrà conservare della propria professionalità “pre – CoViD-19”? Cosa si può mettere a frutto delle esperienze trascorse durante l’emergenza sanitaria? Quale sarà lo sguardo rivolto al prossimo futuro?
Nuove sollecitazioni e nuovi spazi di pensiero accompagneranno gli operatori alla ripartenza per poter (dalle parole di una partecipante) “… mollare i propri carichi [senza però perderli di vista] e «riprendere colore» insieme” .
#alimentiAMOlacomunità – di Vera Pasquino psicologa e psicoterapeuta