Alcune cose che sono successe durante il primo anno del nostro progetto ‘Passi piccoli comunità che cresce’ e sulle quali siamo poi tornati a ragionare, ci hanno aiutato a comprendere e capire che cosa le mamme e i bambini che stiamo incontrando ci dicono, ci chiedono e che cosa facilita l’aggancio, la relazione con loro.
Siamo partiti dall’esperienza di questo primo anno del progetto ‘Passi piccoli, comunità che cresce’, nato per offrire opportunità educative di qualità, gratuite, a tutte le bambine e i bambini 0-3 anni che abitano a Baranzate, Bollate, Cesate, Garbagnate Milanese, Novate Milanese, Paderno Dugnano, Senago, Solaro. L’Ente capofila del progetto triennale è Koinè cooperativa sociale onlus di Novate Milanese e i partner sono Comune di Bollate, Azienda Consortile Comuni Insieme, Associazione IRIS, Istituto Italiano Valutazione, Associazione culturale Nudo e Crudo teatro, Consorzio SIR. Passi piccoli è un progetto selezionato dall’impresa sociale ‘Con i Bambini’ nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
Serve tempo e competenza per agganciare i bisogni
Ci troviamo in uno degli appuntamenti della rassegna per piccolissimi di Teatro Bimbo, della compagnia Nudoecrudo Teatro. Siamo a Senago a Villa Sioli, uno spazio comunale che ci permette di accogliere una cinquantina di bambini accompagnati da un genitore, come richiesto dai Servizi Sociali comunali che hanno espressamente voluto dare la possibilità di partecipare a molti bambini non necessariamente che già frequentano un asilo nido.
“Lo spazio ampio ha permesso di accogliere molte più richieste di partecipazione, e nonostante programmiamo due repliche, vanno velocemente esaurite. All’ingresso, nel momento dell’accoglienza del pubblico si presenta una mamma che non ha prenotato ed è senza figli al seguito ma avendo ricevuto dal Comune un invito all’iniziativa, in quanto mamma di bambini 0-3, si è presentata lo stesso.
Non frequenta i social media, non utilizza l’email e quindi si è presentata di persona per vedere cosa possiamo offrire per un bambino di 18 mesi, per rendersi conto in prima persona di come funzioni una proposta di spettacolo per bambini così piccoli. In questo primo contatto le raccontiamo brevemente il progetto e la invitiamo a richiamarci per poterle dare maggiori dettagli, perché l’accoglienza del pubblico e l’arrivo di tante famiglie non ci permette di poterle dedicare maggiore attenzione. Alla successiva riunione di equipe del progetto decidiamo insieme che almeno un’educatrice affianchi il personale di nudoecrudo partecipando a tutti gli appuntamenti della rassegna teatrale e alle letture all’aperto, preziose occasioni aggregative che permettono di agganciare in modo più strutturato le famiglie. Dopo pochi giorni la mamma viene ricontattata e partecipa insieme al suo bambino alla successiva iniziativa del teatro e in quella occasione si trova il tempo di parlarne, prendere i riferimenti e indirizzarla verso gli altri eventi. Parteciperà poi infatti al successivo appuntamento teatrale anche con il papà e il figlio” racconta Alessandra Pasi direttrice di Nudoecrudo Teatro.
Quello che è significativo di questa piccola esperienza è l’importanza di dare attenzione e tempo alle persone che si avvicinano per la prima volta a un appuntamento. E’ stato importante decidere che nelle iniziative più facilmente accessibili, più frequentate, occorre mettere a disposizione delle famiglie che si avvicinano per la prima volta un canale di accesso dedicato, con il tempo e le competenze per agganciarle al progetto.
Incontrarsi per parlarne
Una seconda utile lezione sull’importanza di creare occasioni di incontro per stimolare la riflessione e se serve riconoscere di aver bisogno di un supporto, ci arriva dal gruppo di massaggio infantile che si è tenuto a Bollate, negli spazi di Giocotanto 7su7.
“Ci sono otto mamme con i loro bambini. Siamo tutti seduti a terra e dopo il massaggio abbiamo letto la storia della capretta e il caprettino di Alba Marcoli sulla paura di non sapere fare la mamma e il sentimento di solitudine che può pervadere le neomamme. Dopo la storia le mamme si raccontano, ciascuno a sua modo, con le parole e il silenzio, il sorriso, gli occhi lucidi.
S. dolce e timida, racconta la sua storia, la difficoltà dei primi giorni, il latte artificiale che lei non vuole dare al suo bambino, il suo senso di solitudine, il suo bambino che non cresce, la sua malinconia. L’incontro poi con l’ostetrica a casa sembra una manna dal cielo. L’ascolta e l’aiuta, la sostiene nell’allattamento che piano piano diventa realtà fino a diventare esclusiva. Non sa come sarebbe stato se non avesse incontrato l’ostetrica. Abbassa gli occhi commossa.
E. come le altre mamme ascolta profondamente S., e poi ritorna al suo tema: lo svezzamento. Esprime tutti i suoi dubbi in relazione allo svezzamento. Non sa bene come fare. Chi le parla di auto-svezzamento, chi le dice di seguire le indicazioni scritte nel foglietto del pediatra. Si sente confusa, sa solo che sua figlia è pronta a fare il grande salto: guarda affascinata la mamma e il papà che mangiano. Allunga le manine verso il loro cibo. Lei vuole solo iniziare.
Raccogliamo la confusione delle mamme che devono affrontare questo passaggio delicato e complesso, spesso vissuto con preoccupazione soprattutto per le mamme che devono rientrare al lavoro affidando ad altri caregiver i loro bambini. Forse però c‘è altro dietro a questa richiesta. Condividiamo alcune informazioni rispetto all’Organizzazione Mondiale della Sanità. La bambina ha cinque mesi. Riparliamo dell’ostetrica come figura discreta ma capace di sostenere i bisogni delle mamme, anche rispetto all’introduzione dei cibi complementari.
E. sembra molto interessata e stupita. Afferma che quando è nata la bambina lei non ha sentito il bisogno di chiamare l’ostetrica, né nessun altro. Da una parte con lei è andato tutto bene. Una bambina facile… anche se poi ricorda se stessa a letto, non voleva vedere nessuno. Forse le avrebbe fatto bene chiamare l’ostetrica…
Qualche giorno dopo la incontriamo. Ci racconta di averla chiamata. Le ha fatto proprio bene. L’ha ascoltata e ridotto la sua preoccupazione. L’ha aiutata a capire come fare osservando la sua bambina. Le ha detto che la sua bambina conosce già molti sapori, quelli che lei le ha passato con il suo latte. Conosce bene la sua mamma… Forse le avrebbe fatto proprio bene chiamarla prima. Chissà….” Racconta Daniela Nardellotto pedagogista del Comune di Bollate.
La consulenza di una ostetrica a casa delle neomamme è uno dei servizi messi a disposizione da Passi piccoli, insieme a spazi di socializzazione, momenti dedicati ai papà con i propri figli, momenti ludici nei parchi, laboratori di costruzione di giocattoli, corsi di massaggio infantile, letture ad alta voce, momenti di formazione per operatori e per le neo mamme che vogliano aiutare altre mamme, incontri tra famiglie per mappare e valorizzare gli spazi più adatti alla prima infanzia e molto altro ancora come raccontato nella pagina facebook dedicata al progetto.